Il Programma Nazionale PN RIC rappresenta un’opportunità eccezionale per le imprese del Sud Italia che desiderano investire in energie rinnovabili per l’autoconsumo, in particolare attraverso la realizzazione di impianti fotovoltaici. Questo incentivo, sotto forma di contributo in conto impianti, può abbattere significativamente i costi di investimento e accelerare la transizione energetica delle aziende.

1. La tua sede legale può essere ovunque (anche all’estero)

Una delle prime e più significative sorprese riguarda i requisiti di localizzazione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’ammissibilità al bando non dipende da dove l’azienda ha la sua sede legale (sede legale), ma esclusivamente da dove si trova l’unità produttiva (unità produttiva) oggetto dell’investimento.

La regola è chiara: l’unità produttiva deve essere ubicata in una delle regioni definite “meno sviluppate” (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) e in un comune con una popolazione superiore a 5.000 abitanti.

Questo significa che un’impresa con sede legale a Milano, a Torino, o persino al di fuori del territorio italiano, può tranquillamente presentare domanda di agevolazione. L’unico vincolo è che l’impianto fotovoltaico sia realizzato a servizio di una sua unità produttiva situata in una delle regioni del Mezzogiorno ammesse. Questo dettaglio apre le porte del programma a un bacino molto più ampio di aziende nazionali e internazionali che hanno, o intendono avere, operazioni produttive nel Sud Italia.

2. Non devi essere proprietario dell’immobile, ma attenzione al contratto

Un altro aspetto che offre grande flessibilità è che non è necessario essere proprietari dell’immobile su cui verrà installato l’impianto fotovoltaico. Il requisito fondamentale è avere la “piena disponibilità” dell’unità produttiva e delle relative superfici.

I documenti ufficiali specificano quali titoli giuridici sono considerati validi per dimostrare questa disponibilità. Tra questi figurano:

  • Proprietà (proprietà)
  • Contratto di locazione (locazione)
  • Leasing finanziario (immobiliare)
  • Usufrutto
  • Affitto d’azienda

Inoltre, per i contratti come la locazione, la normativa impone una durata minima stringente: il contratto deve avere una validità che si estenda per almeno 3 anni (per le PMI) o 5 anni (per le grandi imprese) a partire non dalla data di stipula, ma dalla data di erogazione a saldo dell’agevolazione. Questo è un vincolo fondamentale per la pianificazione a lungo termine.

Qui, però, si nasconde una sorpresa importante: un contratto di comodato d'uso gratuito non è considerato un titolo idoneo e, pertanto, esclude l’ammissibilità al bando. Questa è una distinzione cruciale da tenere a mente durante la pianificazione. La flessibilità del programma si estende anche a scenari complessi: è possibile, ad esempio, per un’impresa che affitta un immobile da un’altra società dello stesso gruppo partecipare (come chiarito dalla FAQ #8), oppure per un’azienda situata in un edificio multipiano utilizzare una porzione del tetto condominiale, a patto di avere il consenso dell’assemblea (FAQ #11).

3. Il bonus per i moduli “Made in EU” è ottimo, ma non puoi “mescolare le carte”

Il bando incentiva l’adozione di tecnologie europee attraverso delle “premialità”, ovvero delle maggiorazioni sull’aliquota del contributo. Sebbene i moduli fotovoltaici prodotti fuori dall’Unione Europea siano ammessi per l’incentivo base, l’utilizzo di pannelli “Made in EU” ad alta efficienza, censiti nell’apposito registro ENEA, dà diritto a un bonus significativo.

La struttura delle premialità è la seguente:

  • +2% per moduli di Categoria A (prodotti in UE con efficienza ≥ 21,5%).
  • +5% per moduli di Categoria B (con celle prodotte in UE ed efficienza ≥ 23,5%).
  • +5% per moduli di Categoria C (tecnologie specifiche prodotte in UE con efficienza di cella ≥ 24,0%).

Tuttavia, esiste una regola ferrea e contro-intuitiva: per ottenere il bonus, non si possono “mescolare le carte”. Se in un impianto vengono installati sia moduli registrati ENEA (di qualsiasi categoria) sia moduli non registrati, la premialità viene completamente annullata per l’intero progetto. Inoltre, se si utilizzano contemporaneamente moduli di Categoria A e di Categoria B/C, il bonus riconosciuto per l’intero impianto sarà quello inferiore, ovvero quello previsto per la Categoria A. Questa regola impone una scelta chiara e una pianificazione attenta della fornitura dei materiali.

4. Non tutte le spese sono ammesse: ecco cosa resta a tuo carico

L’agevolazione è un “contributo in conto impianti”, una formula molto vantaggiosa che copre i costi di realizzazione. Tuttavia, è un errore comune pensare che tutte le spese associate al progetto siano coperte. Le regole operative elencano diverse esclusioni sorprendenti che devono essere attentamente considerate in fase di budget.

Ecco le principali spese non ammissibili che rimarranno a carico dell’impresa:

  • Operazioni di locazione finanziaria come lease-back o sale and lease-back.
  • Le spese professionali per la redazione della Relazione Tecnica asseverata e per l’asseverazione che attesta che l’impresa non è “in difficoltà”.
  • Nel caso di installazioni su pensiline per parcheggi, il costo della struttura portante della pensilina è escluso; è ammissibile solo la spesa per la copertura fotovoltaica.
  • Qualsiasi singolo bene con un costo inferiore a 500 € (al netto di IVA).
  • Contratti EPC (Energy Performance Contract) in cui la proprietà dell’impianto resta in capo a una ESCO.
  • Obbligo di assicurazione contro eventi catastrofici: la normativa richiede la stipula di una polizza specifica per i danni da calamità naturali, un costo obbligatorio ma separato dal progetto stesso che va preventivato.

Questa lista evidenzia la necessità di una pianificazione finanziaria dettagliata, che tenga conto di tutti i costi accessori non coperti dal contributo per evitare sorprese durante l’esecuzione del progetto.

Attenzione anche alla data di avvio del progetto. Si tratta di una classica “trappola” dei bandi: le spese sono ammissibili solo se sostenute dopo la presentazione della domanda di agevolazione. Qualsiasi impegno giuridicamente vincolante, come la firma di un contratto di fornitura o l’inizio dei lavori di installazione, preso prima dell’invio ufficiale dell’istanza, renderà le relative spese non ammissibili al contributo.

5. L’energia in eccesso? La cedi gratuitamente per 20 anni

Questo è forse il dettaglio più contro-intuitivo e di maggiore impatto dell’intero programma. L’obiettivo del bando PN RIC è promuovere esclusivamente l’autoconsumo energetico. Di conseguenza, il modello economico è radicalmente diverso da quello di altri incentivi passati.

La regola fondamentale è che tutta l’energia prodotta dall’impianto e non immediatamente autoconsumata o accumulata in un sistema di stoccaggio deve essere ceduta al GSE (Gestore dei Servizi Energetici). La parte più sorprendente è che questa cessione avviene a titolo completamente gratuito e per un periodo di venti anni.

Come esplicitato nel modello di contratto per il ritiro dell’energia (Allegato A.2 delle Regole Operative), la regola è inequivocabile:

L’eventuale energia eccedentaria non accumulata dovrà essere ceduta gratuitamente dal Soggetto Beneficiario al Gestore dei Servizi Energetici – GSE SpA per 20 (venti) anni.

Questo meccanismo ha uno scopo sociale: il controvalore economico dell’energia ceduta gratuitamente viene utilizzato per alimentare il “Fondo nazionale reddito energetico”. Per l’impresa, però, questo significa che il business plan dell’investimento non può in alcun modo basarsi sulla vendita di energia alla rete. Il ritorno economico deriva unicamente e interamente dal risparmio ottenuto in bolletta grazie all’autoconsumo.

Questo vincolo rende fondamentale un dimensionamento dell’impianto estremamente preciso, basato sui profili di consumo reali dell’azienda, piuttosto che sulla massimizzazione della superficie disponibile. Un impianto sovradimensionato non genera ricavi aggiuntivi, ma cede gratuitamente un bene di valore.

Conclusione

L’incentivo PN RIC per il fotovoltaico nel Sud Italia è senza dubbio una delle opportunità più potenti oggi disponibili per le imprese che vogliono abbattere i costi energetici e investire in sostenibilità. Tuttavia, il successo di un progetto non dipende solo dall’opportunità in sé, ma dalla profonda comprensione delle sue regole, anche quelle meno evidenti.

Come abbiamo visto, i dettagli contano: dalla localizzazione dell’unità produttiva al tipo di contratto per l’immobile, dalle regole sui bonus per i moduli europei alle spese escluse, fino al vincolo ventennale sulla cessione gratuita dell’energia in eccesso. Quest’ultimo, in particolare, definisce la vera natura del programma: un incentivo puro per l’autoconsumo, non per la vendita di energia.